I suiseki in un fumetto giapponese – Terza e ultima parte
Quattro passi nel fumetto “L’uomo senza talento” di Yoshiharu Tsuge.
Riflessioni sul suiseki
Già nel primo capitolo troviamo alcuni dialoghi interessanti che riguardano il suiseki. Ad un altro bottegaio sul fiume, che gli esprime i suoi dubbi sulla opportunità di vendere con successo pietre che si possono anche raccogliere solo chinandosi, Sukegawa spiega che non è proprio la stessa cosa.
“Non vorrei fare il guastafeste, ma sarà difficile per te vendere queste pietre. Perché qualcuno dovrebbe comprarle quando può raccoglierle per conto proprio?”
“Non è proprio così. Quella pietra ti sembra uguale a questa?”
“Che cosa cambia?”
“La forma, l’essenza. La pietra più bella riesce a descrivere un’intera montagna, vallate… vento e nuvole in cielo, persino tutto l’Universo.”
“Eh eh eh… capisco…però, amico, sei nel posto sbagliato.”
Già, il posto sbagliato. Io stessa cerco ancora il mio posto nel mondo del suiseki, ma questa è un’altra storia.
Una pietra non è sempre un suiseki. Deve avere alcune caratteristiche e anche in questo caso una buona pietra appena raccolta è solo una giovane pietra, o araishi. Essa andrà coltivata, apprezzata, vissuta, magari anche venduta, deve avere la forma ma anche l’essenza. Non basta quindi una mera somiglianza a fare di una pietra un suiseki: Sukegawa ne è consapevole e le sue pietre hanno il cartellino con il prezzo ma anche il nome poetico.
Il secondo capitolo, “L’uomo senza talento”, è un flashback che spiega come sia iniziata l’idea di vendere pietre: nella libreria dell’amico Yamai, Sukegawa vede casualmente una vecchia rivista “L’hobby delle pietre” e scopre così che negli anni ’50 esisteva una comunità di appassionati molto numerosa e vendere pietre come oggetti d’arte era una pratica comune. Ecco la svolta tanto cercata!
Non potendo aprire un negozio in città per mancanza di soldi, apre una bancarella sul fiume… ma nessuno compra le sue pietre, anche perché, e Sukegawa ne è consapevole, il fiume Tama non regala le pietre importanti del libro, come le pietre crisantemo o le pietre cascata.
Ma in una rivista pubblicata mensilmente scopre un’altra possibilità: a breve si svolgerà a Tokyo un’asta di pietre, promossa dall’ Associazione Amanti delle Pietre, nel quartiere di Yoyogi. Il nostro amico si precipita e fa conoscenza con il presidente, Sekiun Ishiyama, con il suo discepolo Karuishi Yamakawa e con la moglie un po’ lasciva del presidente.
“Ishiyama mi fece una vera e propria lezione sulle pietre” e devo dire che il vecchio presidente conosceva a fondo quest’arte. La suddivisione in quattro categorie infatti è citata correttamente, così come la differenza tra bonseki e suiseki: “mentre nel bonseki le pietre contribuiscono alla creazione di interi paesaggi interagendo con altri elementi, nel suiseki tutto questo deve essere presente in un’unica pietra”.
Nel disegno del bonseki vediamo un bonsai ma anche una lanterna, un ponticello, ghiaia a rappresentare un fiume, un piccolo animale, una capanna.
E ancora si legge come un suiseki è naturale, mentre nel bonseki le pietre possono essere modificate al fine di creare un paesaggio complesso, ma “la mano dell’uomo non riuscirà mai ad eguagliare la bellezza partorita dalla Natura”. Sukegawa prova però ad affermare timidamente che “è il nostro senso estetico a discernere le pietre più belle da quelle senz’anima”, dando all’uomo un ruolo diverso da quello di semplice fruitore ma viene subito azzittito.
Quindi, secondo Tsuge-Sukegawa, l’arte di queste pietre sta nell’oggetto stesso ma anche nello sguardo di chi le guarda, senza toccarle, uno sguardo che da solo crea e rivela la bellezza, il riconoscimento di qualcosa che già è di per sé, come nel senso profondo del già sopra citato termine Shizen.
Dalla prefazione di un libro giapponese degli anni ’60:
«Sono abbastanza un profano nell’apprezzamento del Suiseki, ma quando vedo la collezione di Mr. Onuki, non posso che rimanere affascinato dalla bellezza delle pietre che la compongono. Queste pietre potevano dormire per sempre sotto le ombre delle rocce in alcune vallate se non fossero stati prese dal Sig Onuki. Le pietre sono nate di nuovo al mondo della bellezza quando sono stati scelte dal Sig Onuki.
L’incontro del Sig Onuki con le sue pietre non sembra essere accaduto per mero caso. Quelle pietre erano state incise e lucidate da Dio per lunghi anni da tempo immemorabile e nascoste nel silenzio fino al momento in cui a qualcuno è successo di trovare la vera bellezza in loro. Non vi sembra che Dio ha apprezzato il profondo amore di Mr.Onuki per le pietre così tanto da affidarle alla sua custodia?»
Mi fermo qui, temendo una sonora ‘risata’ dal Sol Levante ad alleggerire le mie dissertazioni “quasi colte”. Tornando al fumetto, Sukegawa riuscirà ad iscriversi all’asta, aspetterà con ansia quel giorno, e riflette, mentre urina nel fiume: “Le pietre del Tama non compaiono in nessun libro. Non so quanto valgono. È strano, ma non ne ho mai vista una nei negozi specializzati ai grandi magazzini. Sono come me… non le nota nessuno».
A ben pensarci, condizione invidiabile, quella delle pietre, dalle molteplici forme e dimensioni, che mai devono interrogarsi sul perché di sé e della vita, che semplicemente affermano la propria esistenza con la propria presenza: la pietra è ovunque, non è mai messa in dubbio, non è mai fuori luogo, e al contempo è sempre superflua, inutile, improduttiva, bellissima. Beh, maestro, non è vero, le pietre del fiume Tama sono apprezzate e ricercate.
Va da sé che l’esperienza della vendita sarà fallimentare. Sukegawa sarà obbligato a pagare l’iscrizione e la quota di ingresso per tutta la famiglia, si renderà conto che la base d’asta di partenza è irrisoria e comunque non venderà nessuna delle sue pietre. La moglie impietosamente gli presenterà i conti: “… diciassettemila yen svaniti nel nulla…odio queste dannate pietre!”
Il trailer del film.
Di seguito, per concludere con un sorriso questa veloce cavalcata nell’opera “L’uomo senza talento”, ho scovato il trailer del film del 1991, con i sottotitoli in inglese.
2017 Canicola Edizioni,
collana Jason Molina
Traduzione di Vincenzo Filosa
224 pagine, b/n, cm 15×21
ISBN 9788899524128
Per l’edizione italiana
copyright 2017 canicola / yoshiharu tsuge
0 Comments