Ikebana Shakei: raccontare la natura

Ikebana Shakei: raccontare la natura

Languido autunno ai bordi della laguna
Lagerstroemia indica, Miscanthus sinensis, Hosta ‘One Man’s Treasure’, Polypodium vulgare, Anemone hupehensis.
Ikebana di Silvana Suiyō Mattei


Una radura nel bosco illuminata dal sole che filtra tra le foglie degli alberi, il vento algido che scuote e piega gli steli delle erbe quando tutto intorno è gelo e bruma, la forza vitale ed esuberante della vegetazione che rinasce dopo il riposo invernale. Vedute e atmosfere che viviamo quando ci immergiamo in uno scenario naturale e che l’ikebana Ohara ha saputo raccontare in una forma compositiva, lo Shakei Moribana, che rappresenta, più di tante altre, il suo approccio a quest’arte.

L’introduzione di questo nuovo stile d’ikebana nasce e si radica nell’osservazione attenta della natura, delle sue forme, dei suoi ritmi e costituisce un momento di grande innovazione nel mondo piuttosto statico dell’ikebana di fine ‘800. Esso non vede più i vegetali come meri elementi strutturali da collocare all’interno di schemi compositivi che hanno come fine il raggiungimento di un’armonia fortemente artefatta ma li inserisce in contesti che rispecchiano e riflettono un ideale estetico profondamente diverso, ispirato alla natura.

(Foto di Amelie Soffietti, video di Marco Di Marco)

Renzoku-ike. Moribana Paesaggio in continuità
“Come l’acqua che scorre. Dalla foresta sino a lambire i margini del ruscello”
Ikebana di Silvana Suiyō Mattei
In questo grande ikebana da esposizione ogni suiban (vaso basso) è una composizione a sé stante che assume un nuovo significato se collegata a tutte le  altre.

Lo Shakei Moribana Shizen-hon-i (Moribana Paesaggio Realistico) della scuola Ohara è un qualcosa di unico nel mondo dell’ikebana. In pochissime altre scuole, tra cui la scuola Chiko, vengono talvolta realizzate delle composizioni dove si ravvisano delle similitudini.

Possiamo dire che esso rappresenta il manifesto della scuola Ohara e ne è una delle espressioni più caratteristiche.

Dobbiamo al primo Caposcuola Unshin Ohara (1861-1916) e al suo intuito creativo la genesi di questo nuovo criterio compositivo basato sul dialogo con una natura che ispira e suggerisce.


Si narra che le sue lunghe passeggiate nell’area montana di Takarazuka (Prefettura di Himeji) abbiano fortemente influenzato il suo modo di percepire l’ikebana e lo abbiano portato ad esplorare nuove forme espressive che si sono poi concretizzate nel Moribana .
Emblematico, a questo riguardo, il modo in cui consigliava ai suoi allievi di avvicinarsi a questo nuovo tipo di ikebana, affermando che: “ un buon Moribana non si fa usando la testa ma usando i piedi”.

Inizialmente venne molto semplicemente chiamato Shizen Moribana (Moribana Natura) e anticipò di poco la nascita di quello che sarà poi chiamato nella scuola Ohara Shikisai Moribana (Moribana Colore). 1

Tratto dal libro “Selected flower arrangements of the Ohara School” by Koun Ohara (Yamanaka & Co. 1934)


Il termine Shakei significa replicare (dal verbo 写すutsusu: rappresentare, copiare) una scena e non deve essere confuso con il termine Shakkei che dà il nome a questo blog.

Costituisce un’espressione artistica ma veritiera, simbolo del legame profondo, tra questa forma d’arte e la natura.
E’ l’equilibrato punto d’incontro tra immaginazione e realtà, tra soggettività e oggettività in cui si estrinseca il concetto di kyojitsu tobun e cioè finzione (kyo) e realtà (jitsu) in egual misura (tobun).

Kyo è l’immaginazione, la suggestione che si ottiene facendo ricorso a tecniche compositive come la “piegatura” di erbe e vegetali per evocare il vento o come la potatura per “esagerare” la bellezza di un ramo.
Jitsu è la realtà che nel paesaggio significa rispettare (e pertanto conoscere) i portamenti naturali dei vegetali inserendoli in contesti a loro congeniali o che sembrino tali.

© Ohara School of Ikebana
Realtà e finzione. I petali che galleggiano evocano il bosco di ciliegi che immaginiamo essere a monte del corso d’acqua.

Un importante requisito per avvicinarsi correttamente a questa complessa forma d’ikebana è di avere una buona conoscenza botanica. Solo questa ci può consentire di creare una composizione che, pur rappresentando uno scenario immaginario, grazie ad un sapiente accostamento di essenze vegetali, appare agli occhi di chi la guarda come esperienza reale e vissuta.

Nello Shakei Moribana Shizen-hon-i la visione prospettica è, di preferenza, quella ravvicinata. Questo accade perché quando lo creiamo, evochiamo un ambiente naturale che siamo in grado di ricreare solamente perché immaginiamo di esserne parte.
Siamo immersi in quel tipo di paesaggio. Siamo sul bordo del lago, nel cuore di un bosco, sulle dune che costeggiano il mare. Noi vedremo e mostreremo la natura così come la si percepisce quando si è fortemente coinvolti.

Fino a qualche anno fa non vi erano prescrizioni stilistiche e strutturali a guidarci nella creazione di uno Shakei Moribana Shizen-hon-i.
Si considerava sufficiente raccomandare di seguire tre principi generali:

  • rispettare il portamento naturale delle essenze vegetali usate;
  • raffigurare un certo ambiente naturale (montagna, bordo d’acqua ecc. scegliendo essenze in coerenza con quel tipo di habitat vegetale
  • desiderando rappresentare una stagione o un passaggio stagionale, introdurre elementi che possano mettere in evidenza questa percezione.

Attualmente, invece, vi sono degli schemi compositivi a guidare l’allievo che per la prima volta affronta lo studio di questa forma d’ikebana. Lo aiutano a impostare una composizione che veicola immediatamente la sensazione di essere al cospetto di uno scenario naturale pur mantenendo grande libertà di espressione e lasciando ampio spazio all’immaginario personale.

© Ohara School of Ikebana

Diverso l’approccio a un’altra, altrettanto importante, forma di rappresentazione di un paesaggio nella Scuola Ohara: lo Shakei Moribana Yoshiki-hon-i, conosciuto nella lingua italiana come “Moribana Paesaggio Metodo Tradizionale”. Quest’ultima è una forma compositiva fortemente strutturata che è stata codificata dettagliatamente nel corso della storia della scuola e della quale vi parlerò in un prossimo articolo.

Viene spontaneo collegare lo Shakei Moribana Shizen-hon-i con la fotografia o con la pittura paesaggistica. Come un fotografo o un pittore anche noi ricorriamo a delle illusioni per creare un’atmosfera ma a differenza di un dipinto o di una foto le nostre composizioni hanno una dimensione prospettica diversa: la forza evocativa data dalla tridimensionalità. E questo le rende uniche.

Paesaggio tropicale.
Ikebana di Silvana Suiyō Mattei

Unico è anche il messaggio che si cela in queste composizioni, un messaggio di avvicinamento al fascino, talvolta nascosto, della natura.
Rispettandone tempi e modi riesce a comunicare e a trasmettere l’idea di una bellezza sussurrata e non appariscente: uno scrigno che si apre agli occhi di chi le osserva.

Dettaglio. Ikebana di Silvana Suiyō Mattei
Foto ©www.kyokoide.com


Nota.

1 E’ Unshin Ohara, fondatore della scuola Ohara, che alla fine del 1800 crea il Moribana ( lett. fiori ammassati) presentandolo ufficialmente in una mostra tenutasi nel 1897. Questo forma compositiva sarà in seguito ripresa da molte altre scuole di ikebana e costituirà la base di quello che rappresenterà l’ikebana moderno.


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