Un libro di Sanaka Hiiragi


“Il lavoro in camera oscura divenne il solo piacere che Hirasaka riusciva a trovare nella propria situazione. Nel buio immergeva la carta fotografica nella soluzione di sviluppo, poi, dopo una breve attesa, cominciava ad affiorare un’immagine. Definire i contorni delle figure umane, sfocare leggermente lo sfondo. Valorizzare le luci. Trattava ogni scatto come un’opera d’arte, se la prefigurava nella sua forma migliore e cercava di avvicinarsi il più possibile a quell’immagine ideale. Lo faceva per i morti, che si incamminavano verso l’altro mondo custodendo negli occhi la loro ultima fotografia ma anche per sé.”

C’è molto, in questo libro della scrittrice giapponese Sanaka Hiiragi, tutto quello che abbiamo bisogno di trovare: il senso della vita, di quello che lasciamo, di quello che ci portiamo, per arrivare a cogliere la bellezza del presente. Chi ama la fotografia troverà pane per i suoi denti, tra metafore e poesia.

Esplora le vite e la morte di tre persone, Hatsue, Waniguchi, Mitsuru, a cui viene offerta, prima di svanire per sempre nella luce della lanterna girevole, l’opportunità di rivedere, attraverso tante fotografie quanti sono stati i giorni vissuti, tutta la propria vita, con l’aiuto gentile del fotografo signor Hirasaka. Nelle vicende di una colta insegnante ultra novantenne, di un membro della Yakuza, di una bambina di sette anni pesantemente maltrattata troviamo una vita completa e dedita agli altri, una vita iniqua ma precocemente fermata da mano assassina, una vita che iniziava a sbocciare e che non ha avuto modo di esprimersi. I tre dovranno scegliere, tra le tante fotografie, una sola per ogni anno, inoltre viene data loro la possibilità di tornare, invisibili e senza poter cambiare gli eventi, ad un momento della loro vita di cui scattare, essi stessi, l‘ultima fotografia, quella forse più rappresentativa di tutta una vita. Nella camera oscura della loro guida, il signor Hirasaka, emergerà a poco a poco una fotografia magicamente perfetta, l’ultima istantanea di tutta una vita e che ne racchiude il senso.

“Guardando questa fotografia mi sono tornate in mente tante cose. Tanti ricordi di quel periodo”. La signora Hatsue osservava attentamente l’immagine. Si accorse che era composta da una miriade di piccoli grani, mille puntini colorati. Era solo una combinazione di colori, e invece i quattro lati di quel rettangolo racchiudevano tutti i suoni, il vento, gli stati d’animo e l’atmosfera del momento in cui la fotografia era stata scattata. Tutto nascosto da qualche parte dietro ai punti colorati. 

E’ proprio vero che le fotografie hanno una loro forza, disse calmo Hirasaka.

Infine, l’ultimo passo: guardare tutta la vita che scorre, composta dalle fotografie montate sulla lanterna girevole dei ricordi. I giapponesi le chiamano “sōmatō”: utilizzate in Cina come illuminazione e introdotte in Giappone nel periodo Edo come divertimento notturno estivo, erano composte da una parte interna girevole, che veniva azionata con il calore di una candela, che proiettava sulle pareti esterne in carta di riso le sagome rotanti di cavalli.

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Pur essendo ormai poco utilizzate, anche nelle moderne versioni elettriche, ne è rimasto invece il significato idiomatico: rivivere vecchi ricordi in uno stato di emozione intensa, anche di pericolo, come quando i ricordi del passato scorrono come immagini uno dopo l’altro nella mente proprio come le sagome rotanti di un sōmatō.

Una lanterna girevole. Si accende la luce e comincia a ruotare. Le immagini del passato, impresse su carta di riso, diventano motivi floreali attraversati da bagliori rossi e gialli, e girano e girano: così se la ricordava.
“Dunque, signor Hirasaka, ricapitolando: adesso devo scegliere delle fotografie in numero pari a quello dei miei anni e comporre la lanterna girevole insieme a lei, giusto? Poi la guarderò ruotare, troverò la pace e completerò il mio ciclo.”
Aveva ancora del lavoro da fare, quindi. Anche da morta, gli impegni c’erano sempre.
“Una volta arrivati qui, poco conta che uno sia stato un grand’uomo o un miliardario: con noi possiamo portare solo i ricordi.”
Hatsue osservò la montagna di fotografie che torreggiava su di lei. Quanto ci avrebbe messo a guardarle tutte?
Nell’epoca dei computer e degli smartphone, le lanterne girevoli si costruiscono ancora a mano… Chi l’avrebbe mai detto?”

Quando la lanterna si fermerà, proprio sull’ultima fotografia scattata, la coscienza del defunto diventerà tutt’uno con la luce, assorbita da essa fino a svanire.

Non voglio svelare proprio tutto della trama… che legami ci sono tra i tre visitatori? E il ruolo del signor Hirasaka è solo quello di fotografo e gentile accompagnatore nell’aldilà? In realtà, chi sta aspettando, il signor Hirasaka, e perché? Qualcuno avrà una seconda occasione?

Questo libro mi è stato regalato, casualmente, in un momento in cui ne avevo bisogno. Appassionata di fotografia, ho sempre preferito fotografare invece di parlare. So anche di aver fotografato per non dimenticare e anche se sono ancora su questa terra ho uno scatolone pieno di sedici anni di vita e di fotografie, una scatola che sono stata costretta ad aprire e sfogliare, purtroppo da sola. Una lanterna girevole di sole sedici foto, una per anno: quali sceglierei per la mia lanterna in vita? E se ne potessi scattare di nuovo una, in quale momento vorrei poter tornare? Un viaggio a ritroso nella memoria, tra i ricordi cristallizzati in una comune istantanea, che restituisce l’illusione di aver arrestato la fuga del tempo, la perdita dolorosa di situazioni e persone.

Infine, se Italo Calvino, ne “L’Avventura di un fotografo” preconizzava ironicamente:

“Ah che bello, bisognerebbe proprio fotografarlo! E già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse esistito e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può.”

come la mettiamo con le immagini create da AI ? Non sono fotografie, direte, e già l’avvento del digitale aveva visto svanire il fascino della camera oscura e dell’apparire dal nulla di quanto la luce ha impresso sull’emulsione. Il mondo va avanti, inesorabilmente, ma da qualche parte, forse, un vero fotografo ci aspetta.



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