Nel momento in cui varchiamo le soglie del giardino, capiamo immediatamente per quale motivo gli sia stato attribuito il significato di “Giardino da passeggio”: il criterio progettuale, la tecnica, la scelta del dettaglio, tutto è volto a rendere il percorso non solo elemento paesaggistico, ma vero e proprio itinerario filosofico e religioso. Gli stessi ideogrammi che compongono il nome, tra l’altro, possono essere tradotti come “Giardino che gira intorno”, accezione utilizzata dall’architetto Frank Lloyd Wright che definisce il giardino proprio in “stile circolare”.
L’accuratezza degli elementi che lo compongono denota come questo stile possieda una maturità evidente: tale aspetto deriva dall’origine storica di questo stile compositivo che risale al periodo Edo (1603-1867), e che raccoglie tecniche, soluzioni formali, stili elaborati in altre composizioni di giardini precedenti.
“ Un uomo virtuoso è colui che ama, in solitudine, la quiete delle montagne.
Un uomo saggio è colui che apprezza la purezza dell’acqua. Non bisogna essere sospettosi del folle che trova piacere nelle montagne e nei corsi d’acqua. Piuttosto bisogna misurare quanto costui applica il suo spirito grazie a ciò”.
(Musō Soseki)
Esso è dunque un luogo in cui si sviluppa un testo narrante, secondo un filo conduttore che è il sentiero sinuoso, serpeggiante e digressivo che lo attraversa e che collega tutte le vedute.
ll sentiero che si prospetta dinnanzi ci cattura fin dal primo passo, dando avvio a un viaggio profondo dentro la natura e noi stessi. In questo cammino tortuoso e zigzagante, abbiamo immediatamente la percezione di trovarci a nostro agio, e tutto attorno sembra accuratamente ordinato per permetterci il passaggio: i nostri piedi lentamente calcano la strada, così che abbiamo il giusto tempo per guardarci intorno e osservare la natura. A tratti sembra quasi di toccare con mano un’opera d’arte, e anzi addirittura di attraversarla, e che i paesaggi riprodotti all’interno del giardino siano stati creati proprio per essere proiettati in quel tempo e in quello spazio.
Mentre avanziamo sul sentiero, scopriamo nuovi aspetti dell’ambiente circostante, nuovi profumi, nuovi colori, nuove forme: in fondo è proprio questo lo scopo, non abituare mai gli occhi e la mente, e rimanere sempre costantemente pronti a sorprendersi; le linee ondulate del sentiero non consentono di poter scorgere ciò che ci si offrirà presto alla vista, e questo non fa che aumentare il desiderio di proseguire e lasciarsi accogliere dall’atmosfera che l’osservazione ci suscita.
La bellezza che emana il giardino risiede proprio nella capacità di trovare armonia anche nell’apparente discontinuità del paesaggio, che è invece parte del concetto stesso del giardino, e di quello “stile circolare” a cui abbiamo precedentemente alluso.
L’armonia che percepiamo costantemente durante il nostro percorso sembra improvvisamente avvolgerci, evocando una dimensione completamente altra: la Natura, o meglio il modo in cui la Natura è nel giardino, assume un significato trascendente, religioso, quasi metafisico. Il giardino è là fuori o risiede dentro di noi?
Non importa tentare di rispondere, lo stupore e la meraviglia nell’entrare a far parte della Natura ci dà un senso di pacificazione. Ad ogni passo corrisponde dunque a un passo verso la nostra interiorità: il giardino creato per la mente e vissuto con i piedi.
Credit.
Si ringrazia Fabio Pasquarella, autore dell’immagine di copertina.
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