Rozan seki
Catalogo JSE 2023 – Decima edizione
(c) Nippon Suiseki Association
Quest’anno, alleggeriti i divieti per entrare in Giappone, ho potuto partecipare di persona alla Japan Suiseki Exhibition, alla sua decima edizione. Nei miei due anni di assenza, l’amico Wil in Japan ci ha regalato il suo punto di vista sulla manifestazione, mentre quest’anno mi ha accompagnato personalmente tra le circa 150 pietre esposte.
Nulla è cambiato nel protocollo ufficiale di apertura e le mascherine sono ancora obbligatorie al chiuso, anche per noi stranieri.
Un lungo e impegnativo percorso, iniziato nel 2014, allo scopo di portare la bellezza nel “tempio imperiale della bellezza”, il Tokyo Metropolitan Art Museum.
“È stata una sfida portare avanti l’esposizione di suiseki, compresa la qualità degli oggetti esposti, con 150 pietre esposte ogni volta, chiamando appassionati da tutto il Paese e da tutto il mondo.
Fortunatamente, dieci anni sono passati in un batter d’occhio grazie al sostegno di molti appassionati di suiseki che comprendono il nostro desiderio di “trasmettere la cultura del suiseki alle generazioni future“.
Primo tra questi è stato il bonseki “Kurokamiyama” che appartiene da lungo tempo al Tempio Kan-eiji di Ueno, di cui si diceva fosse “assolutamente impossibile ottenere il permesso di esporre”.
(Seiji Morimae)
“In questi dieci anni, il museo ha potuto mostrare ai visitatori alcune pietre famose al fine di rappresentare la storia del suiseki nel Giappone stesso.
Per commemorare il 10° anniversario della mostra, abbiamo esposto ancora una pietra proveniente dal Tempio Kan-eiji, che ha un certificato di origine di Date Masamune, il signore feudale del Giappone. Inoltre, abbiamo deciso di presentare una sezione speciale con 17 pietre rappresentative di questi dieci anni, accuratamente selezionate tra le famose pietre che hanno adornato le dieci edizioni della “Japan Suiseki Exhibition”.
Questa edizione ha portato il numero totale di opere esposte a 1.600. Si tratta di un traguardo importante.”
(Seiji Morimae)
Milleeseicento suiseki… un numero che deve far riflettere. Quale il più importante? Quale il più rappresentativo? O il più ‘bello’? Domande inutili, dalla risposta impossibile, l’esperienza soggettiva del bello ci svierebbe dal vero obiettivo raggiunto: un punto di riferimento lungo il percorso incessante e ininterrotto della bellezza del suiseki. Dal passato ai giorni nostri verso il futuro, con 1600 ‘pietre miliari’ a segnare la strada.
Detto questo, una pietra può diventare simbolo di questo percorso di bellezza, un bonseki che fu esposto nella prima edizione, nel 2014, in cui non ero presente e in mostra anche quest’anno: Rozan seki ( 産山石 – Mt. Lushan ).
E’ facile riconoscere in questa pietra una figura umana placidamente seduta su una roccia ma cosa fa, guardando verso l’alto ? E perché il riferimento nel nome poetico alla famosa montagna cinese Lushan, la “migliore sotto i cieli”?
E’ una delle pietre più antiche e famose del Giappone, probabilmente cinese, portata in Giappone nel corso del 1600 dal monaco cinese Ingen Ryūki, fondatore della scuola Zen Ōbaku. Considerata un tesoro nazionale, pare essere appartenuta ai letterati Kimura Kenkado e al famoso Rai San’yō, filosofo, storico, artista e poeta giapponese vissuto dal 1780 al 1832.
Dal libro “Densho-seki” (“Pietre storiche”) pag.140
“In seguito, è stata trasmessa a letterati e artisti come Kimura Kenkado e Rai San’yō, che ammiravano la poesia del poeta Rihaku composta mentre osservava la cascata.
Questa pietra ha lo stesso aspetto anteriormente e posteriormente e si immagina il poeta Rihaku che recita una poesia guardando una cascata. [Rihaku 李白 è la pronuncia giapponese del nome cinese Li Bai ]
La pietra ha l’aspetto del poeta Li Bai che recita una poesia guardando una cascata.
La pietra è dura e solida. Il colore della pietra (una tonalità di pelle riccamente variegata di marrone liquido misto a giallo e bianco) funziona efficacemente per rappresentare l’atmosfera di un alto sacerdote che indulge nella poesia.”
Li Bai (701-762) è il famoso poeta cinese di epoca Tang, che ha composto la celeberrima ode “Guardando la cascata a Lushan” : è il Poeta giapponese quindi che guarda il Poeta cinese, immedesimandosi nel processo in una sua versione sublimata, atta a favorire la meditazione spirituale e il rimuginare poetico, davanti all’effigie pietrificata di un altro se stesso. Avrebbe potuto essere un saggio che ammirava la luna o la fioritura dei ciliegi, ma nulla avrebbe così definitivamente legato due esseri in una sensibilità trasversale alle culture e ai periodi storici.
Ognuno di noi può fermarsi a fianco dei due grandi pensatori, ognuno ha la sua cascata da osservare e la sua poesia da comporre.
E’ la pietra che più mi emoziona, non l’ho mai vista dal vivo, ma spero tanto un giorno di poterla guardare da vicino in tutta il suo splendore. Intanto grazie mille cara Daniela per il tuo lavoro di condivisione con noi tutti.
Straordinariamente emozionante questa pietra che incarna i due poeti pensatori. Ma io vorrei aggiungerne un terzo: l’Eccelso Buddha, seduto sopra un masso con lo sguardo rivolto verso il cielo, verso il nulla, verso l’infinito “…”
Grazie Maestro, un onore sapere che legge queste pagine e ci dona il suo pensare/sentire riguardo questo suiseki.
Grazie a te Daniela, per la dedizione in cui ti sei addentrata con grande intensità. Io, pur essendomi avvicinato al Suiseki fin dal 1975, cercandolo di diffonderlo in Italia con le mostre di Bonsai, pubblicando nel 1989 il mio primo libro Bonsai e Suiseki, ho segnato un pò il passo riguardo le pietre, che comunque continuano ad affascinarmi.
Adesso è tutto più facile o forse anche più complicato. Diffondere il suiseki in quegli anni era vera passione e di questo la ringrazio.