Navigare incessantemente alla ricerca di un porto in cui attraccare è, per i marinai, ciò che per noi significa camminare in un giardino. La vista improvvisa di queste pietre, con la loro forma e disposizione, invitano alla sosta e al riposo. Si tratta delle Yodomari-ishi ( 夜泊石 ), le pietre di pernottamento, le cui caratteristiche rimandano ai significati filosofico-religiosi, che ancora una volta testimoniano la complessità e la straordinaria bellezza dei giardini giapponesi.
usando una pietra come cuscino
autenticamente dorme
questo mendicante.
(Santoka Taneda)
Prima di soffermarci su queste pietre, occorre ricordare che all’interno del giardino ne sono presenti di vario genere: il loro accostamento difatti avviene secondo specifici criteri legati alle “attività” innate di ciascuna tipologia, creando all’interno dello spazio una dimensione quasi di Via ultraterrena. Essa permetterebbe a chiunque vi passeggi di compiere un percorso fisico e al contempo spirituale.
La disposizione delle pietre segue in alcuni giardini un’antica dottrina di origine cinese, ovvero quella geomantica, una forma di “divinazione attraverso la Terra”. Secondo questa dottrina infatti, la giusta posizione favorirebbe la buona sorte degli abitanti, e aiuterebbe a prevenire il male (regole poi mutuate nel settore architettonico/urbanistico).
Nella disposizione delle pietre nel giardino si possono distinguere le Iwao ( 巌 ), ovvero le grandi pietre, mentre lo stile della disposizione compositiva si definisce Iwagumi ( 石組 ) che può articolarsi in diverse forme:
Lo “ Shinden Shisou ( 神仙思想 “ ) è un tipo di composizione che trae origine dal Taoismo cinese antico, che credeva nell’immortalità dell’anima attraverso dei processi alchemici, di cui alcuni simbolismi sono stati tramandati anche in Giappone. Tra essi trovano ampio spazio la Montagna Hourai ( 蓬莱式石組 ), la Gru e la Tartaruga ( 鶴亀式石組 ), la pietra Barca ( 舟石 ), e le stesse pietre pernottamento ( 夜泊石 ).
“ Bukkyou Shisou 仏教思想 è una composizione invece di origine buddista in cui possiamo distinguere la Pietra delle Tre vette ( 三尊石組 ) e la disposizione del Monte Meru ( 須弥山石組 ).
Nello spirito dei principi buddisti, che ci suggerisce di entrare “nello stesso stato d’animo del giardino”, proviamo a soffermarci sull’aspetto che maggiormente stimola la nostra curiosità: le pietre cosiddette di pernottamento ( 夜泊石 ), nelle loro varie collocazioni.
Tra i vari giardini giapponesi di stile tradizionale a cui far riferimento, due in particolare ritengo essere i più rappresentativi: il primo è il giardino del Tempio di Sourinji, conosciuto come Tempio Fusaji e costruito intorno al 777 periodo Nara, mentre secondo alcuni autori il giardino risale al periodo Kamakura. Nel periodo Edo (1670) il tempio viene rinominato come Sourinji. Si tratta di un giardino monastico in stile Sen’en, non accessibile al visitatore a cui però è concessa la possibilità di una visione su più piani resi possibili da opportune e privilegiate aperture.
Nel giardino trova spazio la composizione delle Yodamari-ishi, poste in due file, a rappresentare le navi ferme al porto in attesa di partire in un viaggio dal tragitto ignoto verso il Monte Horai, simbolo della ricerca dell’immortalità, di fatto costituiscono una forma di Mitate, un concetto fondamentale del giardino su cui ho avuto già il piacere di scrivere.
Osserviamo inoltre le Higata-sama, ciottoli posati sulla riva dello stagno ad esprimere il flusso della marea che può essere visibile o meno a seconda del livello dell’acqua nello stagno.
Il secondo giardino è situato nel Tempio Joushouji, della scuola Rinzai Myoshinji, costruito nel primo periodo Muromachi. Il giardino è stato creato da Motomi Oguchi nel 1933. Si tratta di un giardino in stile karesansui. Contiene alcuni elementi molto peculiari: anche qui ritorna la composizione di pietre che prende il nome di yodomariseki, disposizione che richiama ancora alle navi che, ferme nel porto, attendono la partenza questa volta verso il Monte Penglai.
Si tratta delle pietre che abbiamo incontrato nel giardino del tempio di Sourinji, ma è la prima volta che entrano a far parte di un giardino secco (karesansui).
L’analisi di questi due giardini fa riflettere sull’importanza che il pensiero giapponese attribuisce alla ricerca e all’evoluzione di sé, che qui viene simboleggiata dalle navi in attesa di ripartire.
La salita verso il Monte Horai non è un viaggio che viene compiuto fisicamente, ma una scoperta della parte più ignota e profonda del proprio spirito, un viaggio in cui possiamo addentrarci con il nostro cuore-mente, e che ci fa toccare passo dopo passo le tappe evolutive a noi destinate nell’infinita possibilità della natura.
Le immagini dei giardini, a corredo del testo, sono tratte dal sito web https://garden-guide.jp/
Il loro utilizzo è unicamente a scopo informativo, divulgativo ed educativo e non ha fini di lucro.
Il mondo giapponese continua ad essere un universo di cui poco per volta si scopre un altro simbolico aspetto e quindi ringrazio gli studiosi e gli appassionati che me lo offrono.
Mi piace tantissimo l’idea delle navi in porto in attesa di partire.